Capitolo primo

UN ISRAELIANO

Prima di cominciare questo libro voglio dire chi sono e perché lo scrivo.

Non pretendo di essere obiettivo a proposito di Israele; credo che nessuno lo sia, e che sia impossibile esserlo. Nell'aria del nostro paese c'è qualcosa che spinge verso gli estremi. La luce dell'estate è estrema, e così pure le piogge dell'inverno. I profeti erano certo gente estremista, che non credeva nei chiaroscuri. Il linguaggio stesso degli ebrei non è fatto per le sfumature. Oggi quasi ogni cosa che si scrive su Israele è propaganda. Israele è un luogo santo, popolato di integri pionieri, di eroici guerrieri e di virtuose fanciulle, oppure un covo di predoni, di avventurieri crudeli e di donne svergognate piombati su un popolo innocente violentando il suo paese.

In questo libro tenterò di offrire un quadro diverso. Io credo che ambedue le parti siano fatte di uomini, e che si dividano la ragione e il torto. Intendo mostrare come due grandi movimenti storici, entrambi autentici, entrambi pervasi da alti ideali, si sono scontrati sugli antichi campi di battaglia della Palestina tentando vanamente di distruggersi l'un l'altro, e riuscendo in effetti soltanto a intrecciare insieme le proprie anime.

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