Il nostro sicuro piccolo mondo stava disintegrandosi. I comandanti, non meno smarriti dei loro uomini, oscillavano fra le fazioni in guerra. Il comandante del nostro gruppo, un architetto che noi ammiravamo ed imitavamo, si unì a Stern, il leader estremista secondo cui per rovesciare l'imperialismo britannico avremmo dovuto far causa comune persino con i nazisti e i fascisti.

Una sera decisiva ci riunimmo in una buia aula scolastica per sentir parlare un seguace di Stern. Non

10 vedevamo. Dall'oscurità emerse una voce possente, che cominciò così: « Noi seguiamo i nostri capi in battaglia finché essi ci guidano in battaglia ». Ci spiegò che l'altra parte stava preparandosi ad interrompere la lotta contro gli inglesi per tutta la durata della seconda guerra mondiale. Noi, i combattenti, dovevamo andare avanti. L'Inghilterra era debole, e

11 momento buono per colpire.

Alla fine del discorso egli disse: « Ma se tra noi c'è qualcuno che non ha la forza e il coraggio per andare avanti, che s'alzi ora e vada via ». L'idea era naturalmente che nessuno avrebbe osato.

Io mi alzai e me ne andai. Vagabondai per delle ore, sentendomi solo e abbandonato, mentre tutte le mie certezze si dissolvevano. Ma a poco a poco la disperazione si ritirava e nuove idee - trasentite da tempo ma fino a quel momento soffocate - si affacciavano. Avevo solo quindici anni, eppure sono convinto che in quella notte divenni adulto.

Prima che la notte finisse due cose mi erano divenute chiare. La prima era che volevo dedicare la mia vita alla politica, al cui confronto ogni alternativa perdeva importanza, sino ad apparire uno spreco. Avrei imparato da solo le cose che occorre sapere per fare della politica in modo efficace: storia, scienza militare, psicologia, economia, affari sociali. La seconda era la consapevolezza che su molti punti

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