non ero d'accordo con PIrgun. Non approvavo la sua posizione reazionaria, il suo antisocialismo, il suo disprezzo per i kibbuzim e il movimento operaio. Non ero d'accordo con l'idea dei « pochi eletti ». All'inizio di un movimento si può ben essere in pochi; ma il compito dei pochi sta nell'influenzare, nell'educare, nel conquistare i molti.

Negli anni immediatamente successivi, mentre l'Irgun si disperdeva, si ricostituiva e tornava all'attacco, e il gruppo Stern pensava a studiare le fasi della lotta armata contro gl'inglesi, io mi sforzai di ridurre ad un insieme coerente queste prime e approssimative idee. Dopo parecchi tentativi e numerosi errori riuscii a formare un piccolo gruppo politico, che fece parlare di sé con gran chiasso fino alla guerra arabo-israeliana del 1948.

Ci chiamammo i Giovani Palestinesi. Ma poiché il nome del nostro giornale, che usciva irregolarmente ogni volta che avevamo abbastanza soldi, era « Ba-ma'avak », che significa ‘ lotta ', eravamo noti in genere come il gruppo Bama'avak. Il nostro messaggio era di un'assoluta semplicità, e altrettanto eterodosso: in Palestina è nata una nuova nazione ebraica. Questa nazione aooartiene al Medio Oriente. Essa deve, mentre rovescia il giogo inglese, aiutare le altre nazioni di questa parte del mondo a scacciare i propri padroni imperialisti. Il nostro movimento nazionale deve costituire, integrandosi con il movimento nazionale arabo, un fronte semitico coordinato. Una Regione semitica unificata (per la quale inventammo una nuova parola ebraica, Ha-Merkhav Ha-Shemi, che divenne il nostro contrassegno) deve diventare lo scopo comune di tutte le nostre lotte. Le lotte medesime debbono risolversi in un processo di unificazione, annullando tutte le differenze in un grande movimento che miri alla liberazione nazionale, alle

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