nuova società. Gli arabi almeno vivevano sulla propria terra e dissociavano il proprio suolo, anche se erano tenuti asserviti dal governo e dalla truppa di un impero coloniale in disfacimento. Tutto ciò che dovevano fare era levarsi contro i loro padroni turchi ottomani, liberare il loro territorio e creare un grande Stato arabo o un complesso di Stati arabi.

La società araba aveva ristagnato per secoli. La energia vitale che aveva spinto gli arabi fuori del deserto, che aveva fatto loro creare un grande impero e produrre una grande cultura, si era da lungo tempo esaurita. Se gli arabi dovevano diventare di nuovo una forza attiva della storia, occorreva un impulso nuovo. Questo impulso nuovo fu fornito dal nazionalismo. Il nazionalismo è naturalmente una manifestazione peculiare della cultura occidentale; abbracciandolo i popoli d'Asia e d'Africa adottavano mezzi occidentali per riguadagnare il loro posto in un mondo in cui la cultura, la tecnologia e le tecniche militari occidentali regnavano incontrastate. Come abbiamo visto, il sionismo fu l'ultimo movimento nazionale nato entro il quadro della cultura occidentale. Il nazionalismo arabo, sorto nello stesso periodo, fu uno dei primi movimenti nazionali originatisi al di fuori di esso. Il nazionalismo, che in Europa aveva già adempiuto la sua missione e concluso il suo ciclo, stava invece appena iniziando la sua marcia storica attraverso i deserti, le giungle e le steppe dell'Asia e dell'Africa.

All'alba del Novecento vivevano in Palestina circa mezzo milione di arabi. La popolazione ebraica, che nel 1882 ammontava a 24 000 unità, alla fine del secolo era salita a 50 000 e allo scoppio della guerra mondiale a 85 000. I due gruppi di popolazione si guardavano l'un altro con sentimenti misti, non sapendo bene come trattarsi. Erano in realtà come due

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