avversari che si saggiano reciprocamente prima di affrontare il grande scontro.

I primi coloni ebrei nei loro villaggi isolati, circondati dalla campagna araba, oscillavano tra un atteggiamento di amicizia e di collaborazione e una politica di durezza e disprezzo. Un'ondata di coloni aveva appena fatto in tempo ad assuefarsi all'ambiente, ad apprendere lingua e costumi degli arabi, a prendere contatto con i villaggi vicini e a impiegare manodopera araba, che dall'Europa orientale sopraggiungeva una nuova ondata immigratoria che

metteva in crisi questo non facile rapporto scalzando la manodopera araba nei villaggi ebraici e suggerendo l'idea che per ottenere rispetto dall'arabo ci vuole la durezza. Sull'altro versante accadeva più o meno la stessa cosa. Capitava che i capi dei villaggi si mostrassero ben disposti verso gli insediamenti ebraici, avvertendo i vantaggi economici che potevano derivare da una politica di amicizia, solo per essere accusati dagli altri arabi il giorno successivo di agevolare e favorire l'infiltrazione nella regione di stranieri che avrebbero potuto finire con l'impadronirsene.

Di tanto in tanto scoppiavano litigi connessi alla terra, ai pozzi o ai rapporti di lavoro, che avvelenavano l'atmosfera. Era un tipo di dispute comune tra gli arabi, ma che turbava invece gli ebrei, abituati dalla loro educazione in modo diverso. Le incursioni dei beduini, che avevano effettuato sporadici attacchi contro i villaggi palestinesi sin dall'alba della storia, aggravavano ulteriormente la situazione. Ma nell'insieme non si sviluppò un'effettiva ostilità. La maggior parte dei coloni ebrei guardava agli arabi come a un elemento del panorama non poi molto importante, come a una fonte di manodopera saltuaria, come a coloro che portavano la frutta in città. Dal canto loro, gli arabi debbono avere in genere considerato gli

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