seguaci di Stern pensavano a se stessi come a dei combattenti contro l'imperialismo, o arrivarono mai a considerare la possibilità di una grande alleanza antimperialistica arabo-ebraica. Per la leadership sionista ufficiale e per gli altri gruppi e fazioni sioniste quest'idea puramente e semplicemente non esisteva. Una volta convintesi che una collaborazione ulteriore tra Gran Bretagna e sionismo era divenuta impossibile, queste forze si misero in cerca di un altro alleato straniero, e lo trovarono negli ancora più potenti Stati Uniti.

Dalla metà degli anni quaranta in poi gli Stati Uniti sono diventati l'alleato principale del sionismo. A tale alleanza aderì per un breve periodo, nel 1947, l'Unione Sovietica, fondamentalmente perché preferiva uno Stato ebraico a una base coloniale militare britannica, che avrebbe potuto agevolmente trasformarsi in una base missilistica in funzione anti-Urss. In questa situazione politica cadde la decisione delle Nazioni Unite di dividere la Palestina tra uno Stato ebraico e uno arabo. Lo Stato arabo palestinese non divenne mai realtà, vittima delle ambizioni e degli intrighi degli Stati arabi confinanti. Lo Stato ebraico d'Israele fu posto in essere con la forza delle armi, superando una forte opposizione.

La nascita dello Stato non mutò la logica del circolo vizioso dei rapporti arabo-ebraici. La minaccia costante e crescente degli eserciti arabi circostanti, che non hanno mai nascosto la loro intenzione di distruggere lo Stato ebraico insediato nella « Palestina occupata », costrinse il governo israeliano ad allearsi con la potenza maggiore possibile. Con l'eccezione di brevi interruzioni, l'alleanza Stati Uniti-Israele divenne rapidamente un fattore dominante dello scacchiere mediorientale. Per qualche tempo essa fu messa in ombra dalla collaborazione militare tra Israele e Francia. I francesi erano alle prese con

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