la guerra algerina, da loro ritenuta ingenuamente ispirata e guidata dagli egiziani, e decisero di aprire un secondo fronte con l'aiuto degli israeliani. Il governo di Tel Aviv fu anche troppo felice di utilizzare la Francia per i propri scopi, acquistando da essa le armi necessarie per una guerra preventiva contro l'Egitto. Nacque così nel 1956 l'impresa congiunta israeliano-franco-inglese contro l'Egitto. Tel Aviv ottenne una brillante vittoria, conservandone in parte i frutti ma confermando - e anzi approfondendo - i sospetti arabi sulla natura espansionistica e coloniale dello Stato israeliano.

La liberazione dell'Algeria rese il matrimonio di convenienza franco-israeliano inutile dal punto di vista francese, e l'alleanza Parigi-Tel Aviv andò gradualmente raffreddandosi sino a quando il generale de Gaulle non le pose drammaticamente termine nel dicembre 1967. L'America divenne nuovamente il grande alleato di Israele, fatto che è emerso con chiarezza durante la guerra dei sei giorni, anche se l'esercito israeliano combattè e vinse da solo, oscurando le proprie precedenti vittorie.

Un arabo che legga questo rapido schizzo storico può trovarvi abbastanza da convalidare la conclusione che Israele fu una creatura delTimperialismo, che sarà sempre allineato con questo e che senza il suo appoggio non potrebbe sussistere. Ma una conclusione di questo tipo mostra di non avere inteso i fatti. Israele è il prodotto di un grande movimento di liberazione che dalle particolari circostanze della sua nascita fu costretto ad alleanze con Timperia-lismo, ma non è mai stato un fantoccio. È stato invece un socio che ha conservato i frutti dei suoi rapporti di collaborazione per molto tempo dopo che l'altro partner aveva sciolto il vincolo. È assolutamente necessario, e per più d'una ragione, che gli arabi si rendano conto di ciò.

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