Innanzitutto una visione deformata dei fatti può condurre a pericolosi equivoci sulla realtà presente. È facile provare disprezzo per un fantoccio, e si tratta di un disprezzo che può trasformarsi in un boomerang quando si venga alla prova. Poiché Israele non è un fantoccio, è anche pericoloso supporre che Israele scomparirà una volta che i suoi patroni imperialisti avranno lasciato la scena mediorientale. Questa è solo un'illusione.

In secondo luogo, perché il circolo vizioso dei rapporti arabo-ebraici possa un giorno essere spezzato la vera natura di Israele deve essere riconosciuta. Sotto una determinata costellazione di circostanze Israele divenne un alleato dell'imperialismo, com'è accaduto ad altri Stati; sotto una costellazione diversa esso può assumere - e assumerà - un atteggiamento differente, venendo a significare per il nazionalismo arabo qualcosa di totalmente nuovo.

Intendere questi fatti non è importante soltanto per gli arabi: anche gli israeliani debbono imparare ad analizzare con assoluta obiettività il loro recente passato, al fine di comprendere in che modo il loro grande e progressivo movimento di liberazione - uno dei più gloriosi della storia - è venuto a trovarsi vincolato all'imperialismo moderno, uno dei più ripugnanti tra i fenomeni della storia mondiale.

Il sionismo è stato un movimento autentico: nessuno lo ha creato se non gli stessi sionisti. Fuori della propaganda, su ciò non può esservi dubbio. Rimane però il quesito: nel contesto della storia palestinese, che tipo di movimento ha rappresentato il sionismo?

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