sti movimenti andava assai al di là delle diatribe ideologiche. Ancora oggi l'atteggiamento della Russia sovietica verso Israele è influenzato dagli antichi odi, inestirpabili dalla mentalità di tutti i bolscevichi della vecchia guardia e dei loro allievi. Lo stesso odio, sconfinante talvolta nel regno della patologia, è altrettanto tipico dei sionisti di vecchio stile. Schierandosi a fianco degli arabi nella guerra del 1967, la Russia non fece che confermare gli israeliani nella convinzione che Ben Gurion ha sposato per tutta la vita.

La sinagoga di Plonsk era un campo di battaglia dove si confrontavano i vari gruppi. Sionisti, Bund, bolscevichi e parecchi altri ancora vi convenivano da tutta la Russia a predicare e far proseliti. Vi si univano nelle gare oratorie gli ingegni locali. Il più efficace degli oratori indigeni era il figlio di Avigdor Green, un ragazzo che cominciò a far discorsi sin dalla prima adolescenza. Il giovane Green era sionista. Perché? Forse in grazia di un forte retroterra ebraico, che gli rendeva il sionismo più attraente del bolscevismo; e forse anche perché il sionismo, essendo tra tutte le soluzioni la più radicale, faceva appello al suo temperamento estremista. Ma comunque siano andate allora le cose, è certo che per Ben Gurion la rivoluzione nazionale è sempre stata al primo posto, e quella sociale relegata, a grande distanza, al secondo.

Per i giovani dell'Europa orientale di quell'epoca - un'epoca, in tutta la Russia, di agitazioni e di pogromi - il sionismo aveva un solo significato: « Giovanotto, vattene ad Oriente ». Ed egli se ne andò ad Oriente.

In una assolata giornata mediterranea il giovane Green arrivò nella città di Giaffa, sulla costa palestinese. Nella sua prima biografia semiufficiale, scritta da Bracha Chabas, sua esuberante ammiratrice, troviamo una vivace descrizione di quest'esperienza. Si

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