cessivo all'approvazione da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del progetto per la spartizione della Palestina tra uno Stato ebraico e uno Stato arabo. La solidarietà inter-araba - asserirono gli esperti - era una finzione. Ben Gurion era di avviso contrario, e aveva ragione. Il vecchio combattente antiarabo sentiva che ci sarebbe stata una guerra mediorientale generale, un round di tipo nuovo nel conflitto tra arabi e sionisti, in cui i carri armati e gli aeroplani avrebbero sostituito le pistole e i fucili dei rounds precedenti.

In quel momento l'esercito ebraico stava già combattendo. Ben Gurion è stato largamente acclamato creatore di tale esercito, ed egli stesso crede sinceramente di esserlo. In effetti nessun politico ebbe una gran parte in questo processo: l'esercito non era che una prosecuzione della Haganah, e quindi una creazione autentica - per spirito e atteggiamenti - della nuova società ebraica. Se Ben Gurion è giustamente diventato una figura storica, lo deve ad un evento cruciale: la sua decisione di proclamare la fondazione dello Stato d'Israele (14 maggio) contro il parere degli esperti di politica estera, compreso Moshe Sharett, secondo i quali la proclamazione ufficiale doveva essere rinviata in considerazione degli atteggiamenti americani. Ma non si deve d'altronde sopravvalutare l'importanza della proclamazione formale in quanto tale: lo Stato ebraico esisteva di già dietro le linee dell'esercito israeliano. Ogni israeliano sa che lo Stato d'Israele non è stato creato né dalle Nazioni Unite né dalla leadership sionista, bensì dall'esercito, che coronò con una straordinaria battaglia gli sforzi di tre generazioni di pionieri e di coloni.

Come ministro della Difesa Ben Gurion si comportò bene. Tra lui e i focosi giovani comandanti i contrasti furono numerosi, e riguardarono principalmente lo spirito cui doveva conformarsi il nuovo-

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