chia guardia, oggi più che mai. Essi non hanno altro modo di riconciliare teoricamente le loro due congenite inclinazioni: mantenere i territori conquistati

per colonizzarli (a dispetto del fatto che vi vive un milione di arabi) e preservare il carattere ebraico dello Stato d'Israele.

Dopo la decisione del suo partito Rafi di riunirsi al Mapai senza di lui, Ben Gurion è divenuto sulla scena politica un personaggio isolato, un uomo senza partito e senza seguito organizzato. Ma ancor oggi egli è la personificazione dell'idea sionista, e ispira un certo reverenziale rispetto.

Dal giorno in cui il giovane David Green arrivò a Giaffa 62 anni fa Ben Gurion ha percorso un lungo cammino. Durante tutto questo periodo non c'è stato neppure un giorno in cui sia rimasto politicamente inattivo. I suoi slogan sono spesso mutati, e così gli scopi da lui professati. Gli è sempre piaciuto parlare dei « tre compiti fondamentali della nostra generazione »; ma, se è vero che il numero dei compiti è costante, il loro contenuto invece muta. Se un dato mese la formula di turno prevede l'« istruzione media obbligatoria », la « conquista del deserto del Negev » e la « sicurezza », il mese successivo essa può comprendere la « sicurezza », la « Riunificazione degli esuli » e la « integrazione delle comunità ebraiche ». Ma considerando complessivamente la storia della sua vita, si rimane colpiti dalla tenacia con cui Ben Gurion ha seguito un'unica strada diritta, dal giorno in cui rimase disgustato dagli odori orientali e dai suoni gutturali di Giaffa sino a quello in cui si dimise dai suoi incarichi di primo ministro e ministro della Difesa dello Stato ebraico. Ben Gurion ed Israele hanno messo profonde radici nella terra di Palestina: ambedue tagliati fuori dal mondo arabo ma

116