questa generava nel mondo arabo, e accettare il ritorno nel paese di una parte dei profughi arabi. Byroade riteneva anche che Israele dovesse cessare di essere una testa di ponte dell'ebraismo mondiale e integrarsi nel Medio Oriente. Idee di questo tipo erano già state proclamate in Israele da eretici come me; ma il sentirle da un funzionario americano aveva il sinistro suono di un pretesto per rompere l'alleanza con Israele. Quando si seppe che Dulles aveva personalmente approvato il testo del discorso in anticipo, questa ipotesi divenne ragionevole.

Quello stesso 1° maggio un ministro egiziano annunciò l'arresto dei comunisti egiziani, ed altri funzionari lasciarono capire che dopo lo sgombero delle truppe inglesi dalle basi del canale di Suez (per il quale i rinnovati negoziati erano ormai prossimi a concludersi) l'Egitto avrebbe potuto benissimo aderire ad un'alleanza militare occidentale.

Proprio in quei giorni la stampa mondiale cominciò a riferire voci sulla pressione attivistica in Israele (cui venivano associati i nomi di Ben Gurion, Lavon e Dayan) per un'immediata guerra preventiva contro l'Egitto. Il « Times » di Londra accolse queste notizie nel numero del 17 maggio, e C. L. Sulzberger le riprese sul « New York Times » del 7 giugno. LT1 maggio, nel corso di un dibattito alla Kenesset, moderati e attivisti si scontrarono pubblicamente. Il primo ministro Sharett criticò la politica americana, ma mise in guardia contro il sorgere di uno stato d'animo antiamericano. Lavon assunse invece una posizione estremista: « Noi dobbiamo usare il contagocce per le nostre dichiarazioni pacifiste - disse -. Per Israele l'integrazione nel Medio Oriente significa la sottomissione, la sua arabizzazione politica, territoriale, culturale e morale ». E aggiunse significativamente: « Quali che possano essere i malintesi esistenti tra noi e le grandi democrazie occidentali, il

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