quell'anno. Nella sua qualità di primo ministro, Sharett aveva dovuto far fronte nel 1954 a una pressione terribile. Il suo ministro della Difesa gli teneva celate informazioni di vitale importanza; il suo capo di Stato Maggiore agiva fuori dal suo controllo; l'opinione pubblica era manipolata dagli attivisti; e infine, nascosta nell'ombra, c'era la grande figura di Ben Gurion, che ufficialmente faceva l'eremita nel Negev, ma in effetti svolgeva un'intensissima attività mirante a minare la posizione del suo successore. In quel periodo qualsiasi concessione agli arabi avrebbe potuto distruggere politicamente Sharett. Solo assai più tardi, colpito dal cancro e consapevole del fatto che la sua fine era prossima, Sharett - quest'uomo modesto ma fiero - ebbe il coraggio di levarsi contro Ben Gurion, attaccandolo durante le ultime fasi dell'affare Lavon in una serie di discorsi che gli guadagnarono ammirazione e rispetto.

Gli arabi hanno sempre considerato Sharett come l'opposto di Ben Gurion. E in verità Sharett, che era venuto in Palestina ad un'età più giovane di Ben Gurion ed era cresciuto in ambiente arabo, conosceva bene la lingua araba e amava la cultura araba. Aveva anche alcuni tratti fisici di tipo arabo, come pure un senso della dignità e del decoro che piaceva agli arabi. E tuttavia è sbagliato ritenere che l'atteggiamento di Sharett fosse, nella sostanza, diverso da quello di Ben Gurion. Le molte divergenze di opinioni tra i due uomini riguardavano soltanto sfumature e problemi di metodo: Sharett preferiva in generale le parole tranquille e le frasi ben costruite, di contro all'impeto iracondo di Ben Gurion.

Sharett era uomo di pace. Ma la pace per lui significava l'accettazione da parte degli arabi dello status quo creato dalla vittoria delle armi israeliane, compreso il problema dei profughi. È assai sintomatico che negli otto anni in cui fu il primo ministro

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