degli Esteri dello Stato di Israele non costituì mai all'interno della sua amministrazione un serio dipartimento per gli affari arabi, pur essendo responsabile di tale settore.

La parte avuta da Sharett negli avvenimenti che seguono non è del tutto chiara. Ma è certo che egli dava per scontata, come gli altri leader israeliani, l'impossibilità di un'alleanza con il regime egiziano allo scopo di allontanare gli inglesi dal Medio Oriente. Più di ogni altro Sharett era convinto - nella sua qualità di ministro degli Esteri e primo ministro - della necessità assoluta per Israele dell'alleanza con l'Occidente, anche se questa veniva a significare la perdita di un'altra occasione storica di integrare Israele nel quadro complessivo del nazionalismo mediorientale.

In conclusione, Sharett dovette essere d'accordo che occorreva fare qualcosa per sabotare lo sviluppo del riavvicinamento arabo-americano.

Un giorno agli inizi del luglio 1954 un uomo in un albergo del Cairo accese la sua radio e ascoltò una voce sommessa proveniente da Israele. Era una formula in codice che gli ordinava di dare il via all'esecuzione del piano che aveva portato con sé in Egitto.

Il piano riguardava un piccolo gruppo di giovani ebrei egiziani, reclutati qualche tempo prima da un ufficiale dello spionaggio israeliano che si faceva chiamare John Darling. Era una rete di spie efficiente e ben addestrata, una delle tante che operano nei paesi mediorientali, formando parte integrante dell'onnipresente stato di allerta militare.

Al gruppo si ordinava ora di fare qualcosa di completamente diverso dall'ordinaria attività di spionaggio. L'idea era di collocare bombe negli uffici americani e inglesi di tutto il paese, creando con ciò uno stato di tensione tra l'Egitto e le due potenze

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