a nome Elli Cohen. Qualche anno più tardi egli riuscì, facendosi passare per un emigrato siriano residente in Argentina, ad insinuarsi nelle più alte sfere del governo di Damasco. Il suo stupefacente successo fornì all'esercito israeliano informazioni che si rivelarono di fondamentale importanza durante la recente guerra. Ma assai prima Elli Cohen era stato catturato e impiccato pubblicamente in una piazza di Damasco.)

Il primo indizio che in Egitto erano successi guai apparve sulla stampa israeliana il 25 luglio. Un breve trafiletto diceva: « Secondo radio Damasco sei sionisti sono stati arrestati in Egitto. Essi sono accusati dalla polizia egiziana di aver tentato di sabotare i negoziati anglo-egiziani. Gli uomini arrestati sono stati rinviati a giudizio per aver provocato gli incendi degli uffici di informazione americani del Cairo e di Alessandria ».

Il più sconvolto a leggere la notizia •-- o almeno così disse - fu il ministro della Difesa Lavon. Egli non ricordava di aver mai dato tali ordini. La domanda: « Chi ha dato gli ordini? » ha da allora in poi ossessionato Israele, facendo cadere governi, spezzando partiti e trasformando David Ben Gurion in « seccatore pubblico numero uno ». Dell'aspetto egiziano dell'affare si parla in genere in Israele come dell'« infortunio dei servizi di sicurezza », mentre le sue conseguenze in Israele vengono definite l'« affare Lavon ». Nessun altro evento della vita pubblica israeliana ha mai - né prima né dopo - sollevato passioni paragonabili a quelle scatenate dall'affare Lavon.

La singolarità della faccenda sta nel fatto che nelle discussioni succedutesi lungo tutti questi anni nessuno ha mai messo davvero in dubbio la saggezza della linea generale che ispirò l'« infortunio » e altre attività di quel tempo, vale a dire il desiderio di

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