cavalleresco nella tradizione di Rommel e Patton. Per contro non ha mai rappresentato una forza organizzatrice, e la sua influenza sul lavoro d'équipe è stata distruttiva.

Come leader politico Dayan è stato l'apostolo dell'« attivismo », convinto che la pace è un obiettivo illusorio e che il conflitto arabo-israeliano durerà a lungo. Il suo atteggiamento conduce inevitabilmente all'idea della guerra preventiva ogni volta che gli arabi si avviino ad avere il sopravvento nella corsa agli armamenti o stiano sul punto di unificare le loro forze. La lealtà di Dayan verso Ben Gurion non è molto più grande di quella dimostrata verso chiunque altro, e tuttavia egli può essere fondatamente considerato come il successore diretto, allievo ed erede di Ben Gurion, come il Giosuè di Mosè-Ben Gurion. Egli si ritiene completamente deideologizzato, ma è invece imbevuto della filosofia di Ben Gurion sino al punto da non aver bisogno di portare alla luce della coscienza tale orientamento per agire in conformità ad esso. Gli israeliani associano Dayan ad un motto dello slang ebraico che può essere approssimativamente tradotto in inglese come « Bang and be done with it » *. È questo il principio che ha ispirato le incursioni di rappresaglia del periodo 1953-56 e la campagna del Sinai, che fece di Dayan una figura di notorietà internazionale. La vittoria del 1956 creò la sua fama di grande generale. In effetti si trattò di una campagna, dal punto di vista strettamente militare, tutt'altro che priva di difetti, imparagonabile con la brillante guerra del 1967, in cui un esercito israeliano assai migliorato ma solo, senza alleati né aiuti stranieri, sconfisse tre eserciti arabi

* La locuzione inglese è altrettanto approssimativamente traducibile in italiano con « Spara, e che la sia finita ». [N.d.T.Ì

165