invece numerosi piani ben circoscritti, per le varie evenienze, che in caso di necessità possono essere unificati secondo le esigenze del momento. Il gruppo di ufficiali che ha diretto la guerra sotto il comando del generale Rabin era un eccellente gruppo di professionisti (in maggioranza uomini di perfetta modestia di atteggiamenti), nessuno dei quali singolarmente preso era indispensabile.

All'inizio della crisi, quando la guerra si era fatta probabile, Dayan chiese l'autorizzazione a visitare i comandi sul fronte meridionale e a studiare i loro piani. Eshkol gliela concesse. Assumendo le funzioni di ministro della Difesa Dayan era quindi già al corrente di tutti i piani approntati dall'esercito e potè sottoporli a una revisione immediata.

Per quanto riguarda il fronte meridionale, egli apportò ai piani due modificazioni di rilievo. La prima era d'ordine strategico. Il calcolo originario prevedeva di mandare a combattere contro gli egiziani solo due divisioni, tenendo la terza di riserva. Dayan, persuaso dall'esperienza fatta nel 1956 che dopo lo sfondamento delle loro linee gli egiziani sarebbero stati incapaci - per ragioni sia pratiche che psicologiche - di organizzare un contrattacco, decise di mandare anche la terza divisione con la prima ondata. Questa correzione abbreviò la campagna; e, forse, le si deve anche il fatto che l'esercito raggiunse il canale di Suez prima che le Nazioni Unite potessero reagire. La seconda modificazione era d'ordine tattico. Era stato proposto di sbarcare paracadutisti elitrasportati presso Um Katef (una località d'importanza decisiva), ma il progetto era stato cassato dallo Stato Maggiore perché considerato troppo rischioso in termini di perdita di vite umane. Dayan ristabilì il piano originario, e i fatti gli diedero ragione.

Sui due altri fronti Dayan rappresentò invece una forza frenante. Quando la Città Vecchia di Gerusa¬

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