i nostri cervelli nel tentativo di trovare una soluzione alla « questione ebraica », reale o immaginaria che questa sia; il compito centrale della nostra generazione è l'integrazione della nazione israeliana nel quadro della nostra regione.

Noi siamo nazionalisti. Per orecchie occidentali questa parola ha un suono negativo. Ma per tutti coloro che fanno parte di una delle vecchie nazioni europee il nazionalismo è elemento inconsapevole del loro bagaglio mentale, anche se al livello della coscienza sono persuasi che appartiene al passato e che è un male da superare.

In effetti nazionalismo significa semplicemente che nel mondo odierno gli individui - eccettuata forse una cerchia ristrettissima di geni universali •-operano entro una cornice politica nazionale e entro culture nazionali. Nella sua accezione più alta il nazionalismo riconosce, mentre difende i diritti della propria nazione, anche i diritti delle altre realtà nazionali. È solo nei suoi eccessi, nelle sue versioni imperialistiche e fasciste miranti a sopprimere le altre nazioni che il nazionalismo diviene una forza distruttiva.

Persino nazionalisti estremisti come Dayan riconoscono le aspirazioni nazionali degli arabi, cosa che i nostri padri sionisti erano incapaci (o non volevano) di prendere in considerazione.

Concludendo, l'emergere in Israele di una nuova generazione nazionalista, destinata a liquidare il sionismo, crea le premesse psicologiche di una soluzione.

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