dania e, ancor più, la striscia di Gaza, aveva indotto un numero incredibile di giovani (uomini e donne) a cercar lavoro nel Kuwait, in Arabia saudita e Algeria. Questa gente usava inviare una parte dei suoi guadagni alle famiglie, per le quali questo denaro costituiva nella maggior parte dei casi l'unica entrata. Quando le famiglie degli emigrati si trovarono all'interno del territorio occupato dagli israeliani, temettero naturalmente il blocco delle rimesse dai paesi arabi, e si affrettarono a passare in Transgiordania mentre la strada era ancora aperta. Un'altra componente della massa dei profughi proviene, a quanto sembra, da numerose persone del vecchio gruppo del 1948 che nel ventennio successivo erano vissute nei campi della Cisgiordania, e che furono spinte a passare in Giordania dai comandanti israeliani. Alcune migliaia di arabi furono cacciati con la forza dalla città di Kalkiliah e da numerosi villaggi della zona di Latrun (Cisgiordania), quando qualcuno decise, senza l'autorizzazione del governo, di distruggere questi centri per scopi strategici. In seguito agli abitanti di Kalkiliah fu concesso di tornare e ricostruire le loro case.

Quando la situazione dei nuovi profughi cominciò ad occupare le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, raffreddando presso numerosi settori di opinione la simpatia che avevano nutrita per Israele nel corso della guerra, il governo israeliano dichiarò di essere pronto ad autorizzare i profughi a tornare. Ma si trattava di una mossa tattica, mirante ad attenuare le critiche; non sembra che ci sia mai stata la seria intenzione di consentire alla gran massa dei profughi il ritorno a casa. Alla fine si permise il rientro a meno del dieci per cento di essi, e in buona parte costoro non utilizzarono tale possibilità perché le autorizzazioni spesso non riguardavano i nuclei familiari nella loro integrità, ma soltanto le persone anziane.

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