ricamente possibile, invisa agli arabi ma popolare in Israele. Si tratta della possibilità che le grandi potenze costringano gli arabi a fare la pace, dove la pace significa naturalmente una pace accettabile dagli israeliani, cioè che obblighi gli arabi a riconoscere lo status quo. Secondo tale pia illusione, spesso evocata da Ben Gurion e dalla maggioranza dei dirigenti israeliani, un bel giorno americani e russi s'incontreranno e decideranno ch'è loro comune interesse imporre una sistemazione pacifica alla nostra Regione. Si tratterebbe semplicemente di attendere che le due grandi potenze sistemino le loro piccole pendenze nelle varie parti del mondo. Tutto ciò è una mera sciocchezza. Non solo è altamente improbabile che le due superpotenze si risolvano a metter fine alla loro rivalità nel Medio Oriente, ma, anche se così avvenisse, la cosa modificherebbe bensì le caratteristiche dello scontro arabo-israeliano, ma non lo farebbe cessare. Gli arabi otterrebbero dalla Cina le armi che ora ricevono dall'Unione Sovietica (e sarebbero ancora più pericolose).

Persiste nel Medio Oriente l'ingenua idea che il conflitto è stato originato in qualche modo tortuoso dall'imperialismo britannico e dall'intervento americano, senza i quali saremmo sempre vissuti felici e contenti. È una concezione superficiale: come abbiamo visto, il circolo vizioso è il prodotto dello scontro di due autentici movimenti storici. Le influenze straniere hanno bensì agito su questa situazione, ma non l'hanno determinata. Se domani, per un intervento divino, esse venissero rimosse, lo scontro tra i due movimenti continuerebbe. Pertanto la soluzione dev'essere trovata nel rapporto tra le due parti in causa.

Il primo elemento della soluzione da me proposta è la costituzione di una federazione tra Israele e una

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