quando. Ma la prossima guerra - o la successiva dopo di essa - sarà completamente diversa dall'ultima: talmente diversa da far apparire al confronto il Blitzkrieg del giugno 1967 un'esercitazione umanitaria.

Armi nucleari, missili di tutte le specie incombono ormai sulla scena semitica. Il loro avvento è inevitabile. Se non viene spezzato -- e presto -, il circolo vizioso condurrà, con la medesima fatalità predeterminata di una tragedia greca, a un olocausto che seppellirà Tel Aviv e il Cairo, Damasco e Gerusalemme.

L'unica alternativa alla pace semitica è il suicidio semitico.

Quanto alla Palestina, vi sta maturando un'altra tragedia. Se non si trova presto una soluzione, la guerra di guerriglia condotta da organizzazioni come al Fath innescherà un nuovo e peculiare circolo vizioso, una precipitosa spirale di terrorismo e controterrorismo, eccidi e rappresaglie, sabotaggi e deportazioni in massa, che porterà al popolo palestinese sventure ancora impensabili. Tale spirale avvelenerà l'atmosfera e genererà un incubo che renderà la pace impossibile nel corso della nostra generazione, trasformando definitivamente Israele in un accampamento armato e assediato e causando un arresto

totale della marcia araba verso il progresso. E finirà forse col risolversi nell'annientamento del popolo arabo-palestinese come nazione (quello stesso popolo per la cui libertà al Fath lotta invano).

Cessare il fuoco: ecco un'esortazione incompatibile con la passività. Per ottenere che il fuoco cessi occorre compiere atti di pace. Nella pace occorre impegnarsi con attività e sforzo di immaginazione incessanti. Valgano le parole del salmista: « Cerca la pace e lavora per essa ». Se la prima cosa può conciliarsi con la passività, la seconda non lo può.

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