Nel 1956, dopo la guerra del Sinai, rividi Hannover, la mia città natale, che avevo lasciata venti-quattro anni prima. Ero allora assai influenzato dalle idee del conte Baudissin, che voleva costituire un esercito di tipo nuovo, popolare e democratico. Negli ambienti militari israeliani avevano circolato orientamenti analoghi al tempo in cui le forze armate uscirono dalla clandestinità per trasformarsi in un esercito regolare. Questo viaggio mi offriva dunque l'occasione di visitare la scuola per ufficiali di Hannover, dove tali idee erano messe in pratica nel modo che potei constatare.

Alla mensa ufficiali, durante il pranzo, un capitano della Marina, incaricato della formazione dei giovani, mi chiese se in Israele ci fossero molti obiettori di coscienza. Quando seppe ch'erano in tutto una dozzina sembrò agitarsi violentemente, afferrò il suo taccuino ed esclamò: « Bisogna che lo riferisca ai miei allievi. Dovremmo venire a lezione da voi... ». I tempi debbono essere ben mutati - mi dissi - se un ufficiale prussiano pensa che lo Stato ebraico possa dar lezioni di militarismo ai propri compatrioti fattisi troppo tiepidi!

Qualche giorno più tardi, nei corridoi del teatro Bertolt Brecht a Berlino Est, mi sentii dire da un vecchio prussiano, ex ufficiale della Wehrmacht: « Voi siete dei veri prussiani ». E mi parlò con ammirazione dei nostri kibbuzim di frontiera, dei nostri soldati agricoltori.

In Germania si dice spesso che « Dayan è un secondo Rommel ». Nell'elenco dei grandi capi militari del nostro tempo occupano ambedue un buon

posto. Ma più interessante, e ancora più ricco d'insegnamenti, è il parallelo tra Israele e Sparta.

NeH'VIII secolo a. C., quando i profeti ebrei sognavano di vedere insieme il lupo e l'agnello nei me¬

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