desimi pascoli, i popoli greci erano alle prese con problemi demografici il cui unico sbocco era la guerra. Alcuni sceglievano di partire per colonizzare le isole lontane; ma gli spartani preferirono attaccare i mes-seni, loro vicini, e dividersene le terre. La prima guerra di conquista degli spartani durò sedici anni, e finì con una vittoria. Ma i messeni si ribellarono dando luogo ad una seconda guerra, ancora più crudele. Dopo di ciò Sparta dovette battersi incessantemente per conservare i suoi territori e conquistarne altri.

Una volta stabilitesi condizioni di pace, lo Stato cominciò a decadere. Occorreva rinunciare a conquistare altre terre per accontentarsi di conservare quelle esistenti. Ora, nella società spartana, interamente poggiante sulla guerra, i titoli di nobiltà e le ricchezze materiali non avevano alcun significato. Sole virtù riconosciute erano la frugalità, il sacrificio di se stessi e il coraggio. (Questo sistema democratico ed egualitario servì da modello a Platone per la sua Repubblica, e si sa che Platone è il filosofo preferito di Ben Gurion.)

Ma quando i guerrieri spartani si mutarono in colonizzatori, anche le virtù militari degenerarono, e s'insinuò la corruzione.

Nello stesso periodo la cultura ateniese era al culmine del suo sviluppo. Gli ateniesi, invece di concentrare i loro sforzi sulla guerra e il dominio, si dedicarono alle arti, al commercio, alla navigazione, all'agricoltura. Mentre Sparta era colpita da una sorta di infermità mentale, Atene diveniva (come Gerusalemme) un centro di irraggiamento culturale. E ciò senza essere affatto costretta a trascurare i propri affari militari.

A proposito di Sparta Aristotele scrisse:

I popoli non dovrebbero impegnarsi nell'arte della

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