sei milioni di ebrei che la contrassegnò, io scorgo una certa analogia tra l'effetto prodotto sugli ebrei da tale olocausto e l'orma lasciata sullo spirito tedesco dalla guerra dei Trent'anni. Quando il macello finì, dei dodici milioni di tedeschi che erano entrati in guerra trent'anni prima non ne rimanevano che quattro, e il paese era in rovina.

« Mai più » fu il motto dei sionisti dopo la guerra del 1940, e la stessa cosa dovettero dirsi i tedeschi quando il Grande Elettore intraprese la costruzione del nuovo Stato prussiano. I vicini della Prussia (come del resto quelli dell'intera Germania) erano tutti nemici potenziali pronti a cogliere la minima occasione per gettarsi sulla terra tedesca e strapparne qualche brandello. La Prussia non aveva frontiere naturali: né deserti né oceani né catene di montagne. La sua sola difesa fu il suo esercito. Sempre sul chi vive, essa era sostenuta dall'intero popolo, e all'occorrenza si rivelava sufficientemente aggressiva per scatenare guerre preventive che non lasciavano ai suoi nemici il tempo di unire le loro forze.

L'ideale di vita prussiano, centrato sulla dedizione integrale al servizio dello Stato (e l'idolatria di cui quest'ultimo e il suo esercito furono oggetto) spiegano la genesi della filosofia hegeliana, nonché il personaggio di Federico il Grande « primo servitore dello Stato ». Inizialmente, prima di degenerare in un'aggressività puramente distruttrice, il militarismo prussiano fu una necessità imposta dalla forza delle cose. Il soldato era considerato come il « migliore dei cittadini »; ed era vero, perché senza di lui tutti gli altri sarebbero stati condannati a morire.

La medesima situazione domina oggi la vita

israeliana. Noi siamo circondati da nemici armati sino ai denti, che proclamano alta la loro intenzione di sterminarci tutti. I confini di Israele non sono

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