consolidati da alcuna forma di frontiera naturale. Se Israele mantiene costantemente il suo esercito sul piede di guerra, se afferma che i suoi ufficiali sono i suoi cittadini migliori, ciò avviene perché senza di essi non potrebbe sopravvivere un solo giorno.

Qualche anno fa un manifesto per l'arruolamento nell'esercito sollevò le proteste di alcuni spiriti umanitari. Esso chiamava « i migliori » a scegliere l'arma aerea. Ma il 5 giugno 1967 fu proprio un pugno di piloti che salvò lo Stato d'Israele.

Rudolf Augstein paragona giustamente gli avvenimenti che hanno condotto alla guerra dei sei giorni a quelli che precedettero la prima guerra mondiale. Secondo il piano Schlieffen la Germania doveva distruggere l'esercito francese prima che i russi avessero il tempo di mobilitare. Appena lo zar ebbe dato l'ordine di mobilitazione le forze armate tedesche attaccarono, scatenando una guerra che sarebbe costata la vita a dieci milioni di esseri umani. Quando le truppe egiziane penetrarono in Giordania, attraverso il passaggio più stretto del territorio israeliano, la medesima logica costrinse l'esercito d'Israele a colpire.

La libertà di scelta di tutti era del resto fortemente condizionata dalle realtà militari e dai fenomeni psicologici ch'esse portavano con sé.

Le virtù militari dell'Elettore degenerarono a poco a poco in un militarismo grottesco che trovò la sua personificazione nell'ultimo degli Hohenzollern, rivestito della sua « scintillante armatura ». L'esercito prussiano divenne uno strumento d'aggressione che terrorizzò l'Europa e causò grandi sofferenze a milioni di uomini. Guidato da un demagogo austriaco, esso giunse infine a distruggere l'integrità della Germania.

Come abbiamo avuto già occasione di ricordare,

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