ranno ad un punto in cui sarà necessario invitare i capi delle organizzazioni combattenti ».

Debbo rilevare che il pubblico, nonostante i recenti attentati, accolse queste parole con grande calma, ciò che provava ancora una volta come esso sia di gran lunga più ragionevole di quanto appaia a prima vista. Segnaliamo di passaggio che il generale Herzog non è affatto l'unico ufficiale superiore a riposo che si sia pronunciato apertamente per trattative di pace dirette tra Israele e la Palestina. Un altro stimato ufficiale in servizio attivo, il generale Mata-tiahou Peled, ha pubblicato nell'aprile 1969 un articolo che ha fatto sensazione negli ambienti più equilibrati. In esso si preconizza la creazione di uno Stato palestinese sovrano secondo linee approssimativamente analoghe a quelle del nostro piano di pace. Si avrà un'idea del coraggio di cui ha dato prova il generale Peled pensando che egli ha definito l'ex mufti di Gerusalemme, Haj Amin el Husseini, un autentico patriota palestinese.

A questo punto è necessario domandarsi: le organizzazioni guerrigliere palestinesi intendono collaborare alla pace? O non sono invece irreversibilmente impegnate in una corsa alla guerra totale mirante alla distruzione finale dello Stato d'Israele?

L'ideologia ufficiale di al Fath e delle altre organizzazioni lascia ben pochi dubbi in proposito. E tuttavia mi si consenta - in qualità di antico ex terrorista - di non tener conto delle ideologie e di considerare, indipendentemente da queste, la logica effettiva di tali gruppi. Se presa alla lettera, l'ideologia di al Fath è palesemente del tutto irragionevole. Essa pretende (analogamente alla sua controparte israeliana, vale a dire la concezione degli annessionisti) che dopo una guerra che dura da novant'anni israeliani e arabi possono dall'oggi al domani ritrovarsi

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