cittadini di un medesimo Stato unitario e vivere insieme in perfetta unione. Si direbbe davvero che la sola differenza tra queste due ideologie estremistiche stia nella denominazione di questo ipotetico Stato così bello, così democratico, liberale, nazionalista e non settario: per gli uni dovrebbe essere il Grande Israele, per gli altri la Grande Palestina.

Tutto ciò è pura assurdità. Nessuna persona dotata di un minimo di buon senso può credere per un solo' minuto che lo Stato d'Israele possa « dissolversi » altrimenti che in seguito ad una guerra di sterminio che utilizzerebbe tutti i mezzi della distruzione di massa: armi nucleari, batteriologiche, chimiche. Analogamente, nessuna persona sensata può pensare che l'identità nazionale palestinese possa essere abolita senza che ciò comporti la condanna di Israele ad una condizione di guerra permanente con il mondo arabo.

Credere che la guerriglia possa ottenere l'annientamento di Israele è infantile. Anche supponendo che le organizzazioni palestinesi divengano un giorno delle vere forze guerrigliere (obiettivo ancora assai lontano, ma di conseguimento non impossibile), non c'è dubbio che lo svolgimento di questa particolare guerra di guerriglia sarebbe completamente diverso da quello del Vietnam o dell'Algeria. Nel nostro caso la lotta non è rivolta contro un colonialismo straniero in grado di ritirarsi e tornare al proprio paese, ma contro una nazione che occupa la propria terra.

Vengono i brividi ad immaginare una tale guerra, con le sue inevitabili crudeli conseguenze di terrorismo e controterrorismo. Il suo effetto immediato non sarebbe la scomparsa di Israele, ma lo spostamento di masse di centinaia di migliaia di profughi, con tutto ciò che questo rappresenta in termini di sofferenze e di miseria. La guerra significherebbe il sacrificio dei palestinesi (forse per sempre), mentre la lotta tra Israele e il mondo arabo proseguirebbe

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