Repubblica di Palestina da creare in una parte del paese e quella di una guerra mirante a riconquistare l'antica Palestina, ma priva di possibilità di vittoria, qualcosa di nuovo può verificarsi. La gente ragionevole, gli idealisti non fanatici, i combattenti che si sono battuti non per una chimera ma per liberare le loro città natali diverranno collaboratori onorevoli in grado di creare un assetto di pace: la « pace dei valorosi ».

Sono persuaso di ciò perché è esattamente quello che accadde in Palestina nel 1947 alle organizzazioni di combattimento ebraiche, quando dovemmo scegliere tra uno Stato ebraico limitato ad una parte del territorio e la continuazione di una battaglia senza speranza per tutta la Palestina. La decisione fu presa in pochi minuti, in modo indimenticabile. Centinaia di migliaia di persone, impazzite di felicità, si misero a ballare di gioia nelle strade, in preda ad un entusiasmo irrefrenabile. Quel giorno l'estremismo era morto.

Si può quindi immaginare lo spettacolo che offrirebbero le strade di Gaza, di Gerusalemme, di Nablus se dopo tanti anni di illegalità la bandiera palestinese si levasse infine a indicare la liberazione avvenuta, senza che ciò fosse costato né sangue né lacrime!

I governi arabi sono paralizzati dalla sventura, prigionieri dei propri pregiudizi, vittime - sino a un certo punto - di una propaganda che lega loro le mani. Il re Hussein ha visto con crescente inquietudine ampliarsi il fossato tra il suo vecchio regno transgiordano e la Cisgiordania occupata.

Nonostante le enormi quantità di dinari che passava - illecitamente ma apertamente - ai suoi sostenitori delle regioni occupate, sapeva bene che l'appoggio che poteva sperare di ricavarne era ben scarso. Dopo l'inizio dell'occupazione hanno avuto luogo in

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