riana aveva rivelato l'impotenza della Società delle nazioni.

Le speranze che l'amministrazione Nixon fosse in grado di lanciare risolutamente una nuova iniziativa di pace sono andate deluse. Pressato dalla prospettiva di una rivolta dell'ebraismo americano e condizionato dall'enigma della politica sovietica, il governo Nixon ha girato in tondo. La situazione attuale sembra essere la seguente: il governo d'Israele attraverso

l'ebraismo americano e i combattenti palestinesi attraverso il potere di veto sull'azione degli Stati arabi sono riusciti congiuntamente a distruggere la fragile possibilità di raggiungere la pace mediante le consultazioni delle quattro grandi potenze o il Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Di fronte, l'uno contro l'altro, stanno Israele e la Palestina: i due avversari principali della guerra, ma anche i due partner potenziali di qualsiasi eventuale sistemazione pacifica possa mai aver luogo.

Qual è lo stato d'animo degli israeliani? In superficie prevalgono sciovinismo e intransigenza. Le elezioni dell'ottobre 1969 (vedi tavola 5, p. 347) non hanno introdotto alcun mutamento effettivo nell'equilibrio politico, e tanto meno hanno determinato alcuna decisione della nazione sulle questioni essenziali della pace e dell'annessione. E tuttavia il governo che ne è uscito segna una netta svolta a destra (e verso l'annessione) dell'Establishment politico israeliano (vedi tavola 6, p. 348).

Nel corso della campagna elettorale le questioni essenziali sopra indicate furono totalmente ignorate. La grande coalizione operaia comprendente il Partito operaio e il Mapam affiancava l'uno accanto all'altro sostenitori di ogni possibile soluzione, dall'annessione pura e semplice alla costituzione sui territori occupati di uno Stato palestinese. Insieme con i suoi clienti arabi essa ha ottenuto nella nuova Kenesset 60 seggi,

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