persuasa dell'intima congenita malvagità di arabi, russi, francesi e praticamente di tutti i Goìm (Gentili).

La signora Meir era decisa a costituire un altro governo cosiddetto di « unità nazionale », con una maggioranza estendentesi al 90 per cento della nuova Kenesset. Essa sapeva bene che un tale gabinetto non sarebbe stato in grado di muovere un passo in direzione della pace, e anzi neppure di pensarvi. Per ottenere questo scopo la signora Meir ha pagato alla destra - in verità senza eccessiva riluttanza - un alto prezzo: il Gahal ha avuto, invece dei due vecchi ministri senza portafoglio, quattro ministri con tre dicasteri, e uno dei quattro è Ezer Weizmann, ex comandante dell'aviazione israeliana ed estremista anche tra gli estremisti, uno dei pochi alti ufficiali dell'esercito che credano all'annessione. Il Partito religioso ha ottenuto la sua libbra di carne: una nuova legge impone che siano registrati come ebrei - sia dal punto di vista della « religione » che da quello della « nazionalità » - soltanto coloro che la dottrina religiosa ortodossa definisce come tali. Così per la prima volta una legge laica dello Stato d'Israele ha fatto propri i concetti del dogma religioso ortodosso, respingendo con ciò una risoluzione adottata all'unanimità dalla Corte suprema, la quale raccomandava che i cittadini non venissero registrati né sulla base della « religione » né su quella della « nazionalità ».

Ma, se gli orientamenti dell'Establishment si muovono in un senso, ci sono indizi secondo i quali quelli della popolazione si muovono nel senso opposto. Il più rilevante è quello fornito dalla singolare « guerra delle canzoni ».

All'inizio dell'anno è diventata popolare, da un giorno all'altro, una nuova canzone, che la radio controllata dallo Stato trasmetteva quasi ogni giorno. Essa dice: « Tutto il mondo è contro di noi, ma noi non ce ne preoccupiamo... ». È qui espresso un tema

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