israeliano a mobilitare Nasser aveva portato il Medio Oriente sull'orlo della guerra senza neppure accorgersene. Io credo ch'egli volesse ancora evitare la guerra, e non già per innato amore di pace, ma perché sapeva di non poter uscire vittorioso da un confronto militare diretto con Israele.
Ma accadde qualcosa di assai più grave. Stava per essere commesso il terzo grande errore. Quando U Thant ordinò, con una fretta inopportuna e inabile, il ritiro delle truppe Onu, lo stretto di Tiran rimase senza guarnigione. Nasser doveva riempire il vuoto, che lo volesse o no; e appena lo avesse fatto sarebbe emerso il terribile quesito: ora che le truppe egiziane comandavano di nuovo l'accesso agli stretti, come avrebbero potuto consentire il transito verso il porto di Eilat alle navi dell'odiato nemico sionista?
La logica avrebbe imposto di chiudere gli occhi e di far finta che le navi israeliane non esistessero. Chiunque avrebbe potuto predire che il rinnovo del blocco dello stretto avrebbe costretto il governo di Tel Aviv a riaprirlo con la forza: la credibilità del deterrent militare israeliano sarebbe altrimenti andata in pezzi, per non parlare delle conseguenze economiche del blocco. Gli israeliani ragionavano, del tutto coerentemente, così: noi abbiamo ripetuta-
mente affermato che non tollereremo il blocco. Se ora ci ritiriamo ogni singolo arabo sarà convinto che la nostra forza militare è un bluff. E se questa persuasione si diffonde nulla potrà impedire agli arabi di scatenare una guerra di guerriglia lungo tutte le nostre frontiere, tagliandoci fuori dalle acque del Giordano e facendo qualsiasi altra cosa loro piaccia. Quindi è meglio battersi subito. Ma Nasser, che deve aver vagamente avvertito questa situazione, non poteva neppur lui tirarsi indietro. Mantenere lo stretto aperto ora che le truppe Onu non c'erano più sarebbe apparso un gesto incontestabilmente