di tutti. Der Judenstaat è uno dei pochi libri che hanno mutato il corso della storia. In esso Herzl delineava un abbozzo completo e particolareggiato del futuro Stato ebraico: vi figuravano capitoli come Le abitazioni dei lavoratori, L'acquisto della terra, La manodopera non specializzata-, vi si davano le norme per la bandiera nazionale; vi si diceva in che modo il progetto doveva essere finanziato e diretto, e così via.

Ma il libro non dedicava una sola parola al fatto che la Palestina era abitata dagli arabi; anzi, in tutto il libro il termine ‘ arabo ' non compare mai. Per strano che possa sembrare, la cosa era giustificata: quando sognava i lineamenti del suo Stato da costruire, Herzl non pensava ad alcun paese in particolare. Il suo era un progetto per un focolare

nazionale che poteva trovare sede ovunque: in

Argentina, in Canada, in Uganda. Soltanto durante l'ultima fase della stesura del libro Herzl si convinse che l'idea della Palestina poteva dare al progetto di uno Stato ebraico la necessaria spinta emotiva, e ciò lo indusse ad inserire nel libro un breve passo in cui si diceva che tra le diverse sedi possibili del nuovo Stato ebraico la Palestina sarebbe forse stata la migliore. In questo passo, che ha l'aria di un ripensamento, Herzl affermava che uno Stato ebraico in Palestina avrebbe costituito un « bastione dell'Europa contro l'Asia », e aggiungeva: « Noi avremmo la funzione di un avamposto della cultura contro la barbarie ». Queste parole, messe giù probabilmente senza molta riflessione, sono assai significative. Herzl a quell'epoca aveva palesemente meditato assai poco sulla Palestina come realtà concreta; è anzi probabile che sapesse pochissimo dei suoi abitanti e delle sue

caratteristiche geopolitiche. Le sue parole non erano che l'eco inconsapevole delle idee dominanti del suo tempo.

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