negli scopi non ha prodotto risultati gran che diversi: che lo volessero o no, ambedue i movimenti dovettero combattere, colonizzare il territorio, difendere i loro possedimenti.
Altra differenza sta nel fatto che i crociati vennero come conquistatori a impadronirsi del paese con una grande campagna militare, sistemandosi nella regione dopo la vittoria. I sionisti vennero come coloni, comprarono la terra pezzo a pezzo, costruirono i loro villaggi fortificati e s'impadronirono del paese (dopo aver creato una base sufficientemente forte da sostenere uno Stato sovrano) con una guerra che non avevano voluto.
Ma ambedue queste differenze, per importanti che possano essere, sono trascurabili al confronto con l'impressionante analogia nell'itinerario complessivo percorso dai due movimenti. Come i Filistei prima di loro, essi vennero da Occidente, in parte per mare. Ogni invasione della Palestina proveniente dal mare ha determinato la necessità di creare una testa di ponte e di fortificarla contro il territorio circostante, mentre rifornimenti e rinforzi arrivano per nave. Si forma così, magari inconsapevolmente, l'atteggiamento di chi guarda all'entroterra ostile mantenendosi le spalle coperte sul mare. Correlativamente, per la popolazione della regione si leva lo spettro dell'invasione straniera, qualcosa come l'inserimento di un corpo estraneo cui il paese deve reagire. In ciò le invasioni provenienti da Occidente si diversificano - nella storia della Palestina - dalle invasioni semitiche tradizionali provenienti dai deserti dell'Est, come ad esempio l'invasione israelitica dei tempi biblici e quella araba del settimo secolo. Gli invasori che penetrano nel paese da Oriente parlano un linguaggio simile, assomigliano grandemente ai suoi abitanti (essi stessi discendenti di invasori precedenti), e vengono agevolmente assorbiti dalla tradi¬