proseguivano canti e danze. Donna Stefania, madre dello sposo, preparò con le proprie mani dei piatti con pietanze del festino nuziale e li inviò a Saladino. Questi, in cambio, chiese in quale torre fosse alloggiata la giovane coppia e ordinò che non venisse bombardata dalle macchine d'assedio; ma altrimenti non risparmiò i suoi sforzi: i nove grossi mangani erano continuamente in azione mentre gli operai colmarono quasi completamente il fossato.
Alcuni messaggeri si erano precipitati a Gerusalemme per implorare l'aiuto del re; egli convocò l'esercito reale e lo pose agli ordini del conte Raimondo, ma insistette per venire anche lui con i suoi uomini, in lettiga. Essi oltrepassarono in tutta fretta Gerico e risalirono la strada presso il Monte Nebo: al loro avvicinarsi Saladino levò l'assedio, anche perché le sue macchine avevano avuto poco effetto contro le robuste mura della fortezza, e il 4 dicembre si ritirò verso Damasco. Il re venne portato in trionfo a Kerak e gli invitati alle nozze si trovarono liberi di tornare a casa [op. cit., voi. II, pp. 657-8].
In una versione più moderna e meno cavalleresca, questo è approssimativamente quanto accadde nel maggio-giugno 1967, con la differenza che Rinaldo non fu nominato ministro della Difesa del regno e non balzò fuori dalla fortezza assediata per attaccare l'esercito di Saladino e distruggere i suoi mangani senza dargli il tempo di attaccare a sua volta.
La stessa cosa era già accaduta prima e accadrà ancora, a meno che Israele riesca a farsi accettare nella regione e a integrarsi nel suo quadro. Altrimenti gli israeliani dovranno esser pronti a combattere in ogni singolo giorno della loro esistenza, sempre preparati ad una guerra lampo che potrà scoppiare in modo completamente inatteso in qualsiasi momento, come appunto avvenne nell'estate del 1967.