La seconda guerra mondiale diede all'idea di uno Stato ebraico la spinta finale e decisiva. La tragedia che colpì gli ebrei d'Europa (che noi in ebraico chiamiamo Hashoah, Olocausto) mutò radicalmente la scena psicologica e politica.
Nel corso della guerra la leadership sionista non aveva fatto molto per aiutare gli ebrei dell'Europa conquistata dai nazisti, minacciati dal massacro. In Israele questa è ancora una questione controversa, non sopita dalla catarsi del processo Eichmann. Molta gente è convinta che sarebbe stato possibile fare qualcosa: centinaia di combattenti dell'Haganah e del-l'Irgun avrebbero potuto essere paracadutati in Europa; si sarebbe potuto premere sui governi inglese e americano perché bombardassero le strade ferrate che portavano ai Lager, e costringere in Palestina gli inglesi ad aprire le porte del paese alle decine di migliaia di ebrei che fossero riusciti, con la corruzione e l'espatrio clandestino, a lasciare l'Europa.
Sta di fatto che tutti i dirigenti sionisti, compresi quelli dei due gruppi clandestini Irgun e Stern, fecero una politica palestinese, non ebraica. L'Agenzia ebraica arruolò gli uomini giovani dell'jishuv per la Brigata ebraica dell'esercito britannico. Essa confiscava armi per la Haganah, ma non riuscì a far nulla per alleviare il destino degli ebrei europei sino alla fine della guerra. I capi dell'Irgun condivisero questa politica sino al 1944, quando ripresero la lotta antibritannica.
Occorse qualche tempo, sin quasi alla fine della guerra, perché le notizie sull'Olocausto si diffondessero. (A quanto sembra esse erano state bloccate dalla leadership sionista, che non aveva voluto peggiorare le condizioni di spirito dell'jishuv. ) Quando le dimensioni del massacro emersero in tutto il loro orrore, si produsse in Israele uno shock che durerà per generazioni.