del miglior generale rivelatosi nella guerra, Yigal Al-lon, attraversarono la frontiera egiziana e marciarono sulla periferia di E1 Arish. Da qui Allon poteva agevolmente tagliar fuori l'intero esercito egiziano, impadronirsi di Gaza e dettare le sue condizioni al re Fàrùk. Ma intervenne un ultimatum degli Stati Uniti. L'ambasciatore James McDonald andò a trovare Ben Gurion, che trascorreva un periodo di vacanza a Tiberiade, e lo informò che il suo governo non avrebbe tollerato un'invasione israeliana del territorio egiziano. Di fronte a questa minaccia Ben Gurion fece marcia indietro. Allon venne in volo dal fronte a tentare di persuaderlo a non perdere quest'occasione storica, ma invano. L'esercito fu fatto ritirare, e fu firmato il primo accordo armistiziale con l'Egitto.
Alla fine della guerra Israele aveva assunto la forma voluta da Ben Gurion. Era divenuto uno Stato ebraico omogeneo, con solo una piccola minoranza araba (dopo che centinaia di migliaia di arabi avevano abbandonato i territori conquistati in circostanze di cui narreremo in un capitolo successivo). Lo Stato era assai più vasto - e con frontiere meno assurde - di quanto prevedesse il piano di spartizione delle Nazioni Unite. Aveva rapporti di stretta alleanza con gli Stati Uniti, e buone relazioni con le altre potenze occidentali. Volgeva invece al termine la breve luna di miele con la Russia sovietica (il cui voto alle Nazioni Unite in favore dello Stato ebraico aveva sorpreso tutto il mondo), ma la cosa non angustiava gran che Ben Gurion, cui i russi non piacevano affatto. Sotto tutti questi profili Ben Gurion può essere definito il costruttore dello Stato d'Israele, ma occorre ricordare ch'egli non fece che conformarsi, continuandole, alle linee tradizionali della politica sionista.
La sua persuasione che Israele dovesse rimanere uno Stato ebraico omogeneo, che dovesse allinearsi