più deciso fu compiuto da Maurice Orbach, deputato socialista inglese, che fece parecchi viaggi tra Nasser e Sharett cercando di combinare un incontro. Una volta portò a Sharett una lettera personale di Nasser che cominciava con le parole (in arabo) « Mio fratello Sharett ». (Gli arabi fanno un uso dalla parola « fratello » alquanto più largo e vago degli europei.) Orbach raccontò in seguito la cosa a un ambasciatore israeliano, Nathan Peled, che la rese pubblica.
A Parigi comparve un funzionario egiziano (misterioso ma, sembra, di alto livello) con lo scopo di prendere contatto con il dr. Nahum Goldmann, presidente dell'Organizzazione sionista e uno dei pochi dirigenti sionisti che credessero alla possibilità di una pace tra Israele e i paesi arabi e fossero allo stesso tempo disposti a pagare un prezzo per essa. A Goldmann fu chiesto di combinare un incontro personale segreto tra Nasser e Sharett.
È difficile valutare la serietà di questi sondaggi di pace egiziani. Potrebbero essere stati meri espedienti politici, il tentativo di neutralizzare l'opposizione israeliana allo sgombero delle truppe britanniche dal canale di Suez e agli aiuti americani all'Egitto. Ci si può chiedere quale sia stato l'atteggiamento di Sharett verso tali sondaggi. Quando, in seguito, questi fatti vennero diffusi sulla stampa da me e da altri, Sharett li negò con violenza. Anche quando vennero prove come la dichiarazione di Orbach, e Panikkar confermò personalmente in una conversazione con me la storia che lo riguardava, Sharett dichiarò che « in quel periodo » non aveva ricevuto alcun invito ufficiale ad incontrarsi con il leader egiziano. In realtà questo era un modo di confermare la faccenda, dato che tutti i sondaggi erano naturalmente stati rigorosamente ufficiosi. Probabilmente le smentite di Sharett si spiegano con il fatto ch'egli era tutt'altro che fiero del ruolo svolto in