mare la sua indipendenza e, al solito, andare oltre gli ordini ricevuti.
Ma l'attacco di Gaza ha un significato assai più vasto. Esso fu in effetti una dichiarazione di guerra contro Nasser e il tipo di nazionalismo arabo che egli rappresentava, e così fu inteso dallo stesso Nasser. A quanto sembra il dittatore egiziano, vecchio cospiratore e grande ammiratore delle manovre sott'acqua, non era stato troppo turbato dalle azioni di sabotaggio della rete spionistica del Cairo. Ma l'attacco di Gaza era un'altra cosa.
Proprio prima di quest'ultimo erano emerse due nuove tendenze, che avevano interamente mutato la situazione di Israele. L'Egitto aveva deciso di non aderire all'alleanza militare occidentale, forse perché ritenne di non aver bisogno - una volta assicuratosi
10 sgombero britannico dal canale - dell'assistenza americana, forse perché influenzato dalle aperture afroasiatiche di Nehru, e forse infine perché il progettato patto militare favoriva l'Iraq, suo rivale tradizionale. Dulles ne fu sconvolto, e reagì violentemente. Tutti i bei discorsi di Henry Byroade furono dimenticati, come pure le preoccupazioni per le basi di Suez. Washington si mosse rapidamente, e creò
11 patto di Baghdad, armando attraverso di esso i nemici dell'Egitto nel mondo arabo. Nasser divenne un « neutralista », a quell'epoca una parolaccia per le orecchie di Washington. Il pericolo di un'intesa americano-egiziana scomparve, e Ben Gurion pensò probabilmente che il momento era propizio per impartire una lezione agli egiziani.
Ancora più importante fu un altro avvenimento, che aprì prospettive completamente nuove. Il 1° ottobre 1954 era cominciata in Algeria la guerra di liberazione. Dopo aver perso Indocina, Marocco e Tunisia, l'ala intransigente francese era decisa a battersi per l'Algeria, « parte integrante della Francia ». In¬