i sensi. Più tardi consultò per anni specialisti di fama mondiale, che tentarono di adattargli un occhio artificiale. Ma il danneggiamento della cavità oculare rese la cosa impossibile. Per questa vecchia lesione Dayan soffre ancora molto: quando mette la benda l'aria calda che vi si forma sotto preme sulla ferita, causandogli irritazione e dolore. Perciò non la porta né a casa né in ufficio; ma soffre per l'istintiva reazione dei visitatori quando lo vedono senza la benda.
Così la sua benda nera è per Dayan una fonte di conflitto. Egli conosce benissimo il suo valore pubblicitario, e lo utilizza senza esitare; e tuttavia la cosa lo irrita, non vede l'ora di togliersela e, quindi, detesta le riunioni, le conferenze, i convegni, ogni forma di contatto con la gente che lo costringa a portarla. Quando una volta una rivista stampò in copertina un suo ritratto che metteva in rilievo la parte sinistra del volto, Dayan lo prese come un insulto. Ma non c'è in tutto il paese un solo uomo politico che non invidii questo suo contrassegno.
La benda non è l'unico paradosso fisico di Dayan. Egli è considerato in Israele un simbolo di giovinezza. Molta gente rimase sbalordita all'apprendere che in realtà è un nonno che nel maggio 1967, tre giorni prima di divenire ministro della Difesa, aveva festeggiato il suo cinquantaduesimo compleanno. Il volto è giovanile, con un'aria quasi maliziosa, e non sembra appartenere al suo corpo grassoccio e sformato: il corpo di un agricoltore di mezz'età. Dell'agricoltore ha anche la pesantezza dell'andatura. Durante gli ultimi anni i capelli gli si sono diradati, ma il sorriso giovanile fa sì che non ci se ne accorga. Eppure in quel sorriso non c'è alcun calore, alcuna allegria; è un sorriso freddo, che gli si stampa sul viso ogni volta che compare in pubblico.
Queste contraddizioni nell'aspetto esteriore riflet¬