mo opposto, e di questo indurimento artificiale pagò un prezzo: lo sviluppo di atteggiamenti psichici morbosi, che sono comunemente presenti negli uomini che si sforzano di mettersi addosso una maschera per celare i loro veri sentimenti. Dayan non imparò a vivere con la sua emotività, ma la soffocò, impedendosi con ciò rapporti emotivi con gli altri. Egli non è un uomo che abbia superato la paura, ma piuttosto uno che ha ucciso le sue paure, per il quale l'impa-vidità è divenuta un culto: il guerriero che corre alla battaglia, il generale che prende parte personalmente alle incursioni di rappresaglia, il capo di Stato Maggiore che durante la guerra del Sinai compare nel mezzo dei combattimenti, il ministro della Difesa che se ne va in jeep scoperta al monte degli Ulivi mentre tutt'intorno fischiano le pallottole. I suoi avversari prendono tutto ciò per una trovata pubblicitaria, ma fondamentalmente si tratta invece delle azioni di un uomo che vuole in ogni momento provare qualcosa a se stesso. La figlia Yael lo ha avvertito, e tenta di delineare un uomo simile nel suo romanzo Envy the Frightened. L'eroe è sempre impegnato a dimostrare a se stesso di essere un vero uomo, ma ciò ne fa emotivamente un mutilato. Una tale ossessione della virilità è tipica dei ragazzi di sedici o diciassette anni, e di solito con l'avanzare dell'età scompare. Ma in Dayan, una volta ch'egli decise - a quell'età - di diventare un duro, essa è rimasta. Ciò può spiegare la sua immagine pubblica di simbolo dell'eterna giovinezza, un'immagine che non era mutata quando
aveva cinquantadue anni, e che si dissolverà solo con la sua morte. (Pochi mesi fa presi in macchina un giovane soldato che andava con l'autostop alla sua base. Durante il viaggio parlammo di Dayan, e quando mi capitò di dire che il generale aveva cinquantadue anni il soldato rimase talmente scosso da