Dayan sposò giovanissimo Ruth Schwartz, figlia di un prospero avvocato di Gerusalemme, ch'era stata sua compagna di classe nella scuola di Nahalal. Ma una vera e propria famiglia Dayan non è mai esistita. La casa di Zahala, così spesso fotografata negli ultimi anni ad uso della stampa americana, è più una federazione di stanze che la residenza di una famiglia. Prima che i figli si sposassero, ognuno dei componenti la famiglia Dayan viveva nella propria stanza, andava e veniva a suo piacimento, sbrigava da sé i propri affari e - normalmente - incontrava di rado gli altri; solo l'anziana domestica, ch'era divenuta il centro della famiglia, creava un qualche contatto tra loro. Uno dei ragazzi Dayan aveva l'abitudine di chiudere a chiave la propria stanza quando usciva.
Il fatto di non aver mai avuto una vita familiare può essere considerato dagli adoratori dell'eroe Dayan come un contrassegno del superuomo. Così lo vede la figlia: « Egli si mette a disposizione della nazione [...] Anche se non è un padre modello, non c'è dubbio che ci ha dato la forza e l'intelligenza necessarie per comprendere che si tratta di un modesto prezzo da pagare al suo servizio del paese ». Si costruisce così l'immagine dell'eroe: l'uomo che ha in spregio le piccole cose, che non beve né fuma, sempre abbigliato con vestiti sformati, che non sa cosa significa mangiar bene, che sacrifica la propria vita privata al bene comune, e che ha detto una volta alla figlia: « Se dovessi rivivere la mia vita non mi rifarei una famiglia ». Uno psicologo potrebbe dare una spiegazione diversa di un comportamento di questo tipo, attribuendolo a un eterno adolescente che, troppo attaccato alla madre, si è tagliato fuori da ogni contatto col prossimo e ha soffocato la propria emotività, rendendosi così incapace di una normale vita familiare. In effetti tutti i contatti di Dayan