orgoglio nazionale. I coloni non solo erano esasperati dalle distruzioni causate dalle capre, ma erano anche convinti che un atteggiamento passivo avrebbe fatto perdere agli arabi il rispetto nei loro confronti. In questo modo aggravavano naturalmente la frattura. I giovani, armati con i naboots (qualcosa di simile ai bastoni da pastore degli arabi), usavano ingaggiare battaglia con i caprai per scacciare le loro greggi. La tecnica del combattimento con i bastoni --- una sorta di scherma, chiamata in ebraico kapap - faceva parte del bagaglio minimo di capacità di tutti i giovani ebrei del tempo.

Quando nel 1933 soggiornai a Nahalal (Dayan aveva allora diciotto anni), il villaggio aveva una struttura del tutto originale. Le case delle settanta-cinque famiglie che costituivano il moshav - tutte piccole, bianche e quadrate - erano situate in un circolo perfetto lungo una strada sterrata che d'inverno si disfaceva in una melma che arrivava a metà polpaccio. Al centro c'erano le istituzioni cooperative, compresa una sala civica che una volta l'anno ospitava spettacoli teatrali. Il sistema di trasporti consisteva in un autobus antiquato, che andava ogni giorno ad Haifa attraversando i villaggi arabi ostili, guidato da un vecchio membro del moshav che lungo tutta la strada non smetteva mai di cantare romanze d'opera e canzoni russe. Tutti e due i suoi figli furono più tardi uccisi durante la guerra del 1948.

Noi scolari studiavamo qualche ora al giorno, ma per la maggior parte del tempo lavoravamo nei campi e negli orti ad aiutare gli agricoltori, tutti precocemente invecchiati, con le facce segnate da anni di lavoro duro senza riposo. La sera, intorno alle lampade a petrolio, talvolta sorseggiando un vino fatto in casa, essi rievocavano i giorni duri, quando Nahalal era circondata da paludi infestate dalla malaria, che dovettero essere bonificate piantando eucalipti.

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