miamo Eretz-Israel), e la nostra creazione politica è lo Stato d'Israele.
Questo non significa - eccetto che per una ristretta frangia di gente bizzarra - che vogliamo voltare le spalle all'ebraismo mondiale e recidere i vincoli che ci legano ad esso. Come il periodo della guerra dei sei giorni ha chiaramente dimostrato, gli ebrei di tutto il mondo hanno per Israele un vigoroso e profondo sentimento di solidarietà. Noi siamo loro grati per tale sentimento, e lo ricambiamo. La solidarietà è un fatto. L'affinità è un altro fatto. Ma l'ebraismo mondiale non costituisce una nazione, gli israeliani sì.
Stabilire un'analogia tra popoli diversi non è mai del tutto esatto, perché i due popoli messi a confronto non saranno mai eguali. Ciò nonostante, per chiarire il punto che ci interessa, si potrebbe dire che gli israeliani stanno agli ebrei come gli australiani stanno agli inglesi. L'Australia ha un profondo senso di affinità per la Gran Bretagna, come dimostra il fatto che in due guerre mondiali è accorsa in sua difesa prima di essere minacciata direttamente. Ancora oggi alcuni australiani parlano dell'Inghilterra in termini di « patria » {home). E tuttavia non può esservi dubbio che l'Australia costituisce una nazione autonoma, con propri particolari interessi, che si adopera per far fronte ai propri peculiari problemi e conduce una politica nazionale conforme alla propria collocazione geopolitica (come mostra la sua partecipazione alla guerra vietnamita).
Il sionismo ha dunque creato qualcosa cui non aveva mai consapevolmente mirato: una nuova nazione. E il suo stesso successo l'ha reso antiquato: raggiungendo i suoi scopi, il sionismo poneva le premesse della propria negazione.
L'esistenza di una nazione nuova, mediorientale