concetto di una nazione ebraica essere indipendente dalla religione ebraica? E infatti in Israele coloro che si battono per la separazione di Stato e Sinagoga sono regolarmente accusati di tentare di staccare Israele dall'ebraismo mondiale per trasformarlo in un ennesimo staterello levantino. E naturalmente nessuno dei vecchi grandi partiti sionisti sostiene la tesi della separazione: tutti dichiarano che nel caso speciale degli ebrei Stato e religione, nazione e religione fanno una cosa sola.
Ne deriva che la minoranza religiosa detiene in Israele un potere del tutto sproporzionato rispetto alla sua forza numerica. Nelle elezioni del 1965 solo circa il quindici per cento della popolazione ha votato per i tre partiti religiosi rappresentati alla Kenesset, che hanno ottenuto 17 seggi su 120. Ma la legge israeliana non prevede forme civili né di matrimonio né di divorzio, essendo l'intera materia dominio esclusivo della corporazione rabbinica (e, per i nonebrei, delle altre gerarchie ecclesiastiche). Un ebreo non può sposare una cristiana o una musulmana, e un ebreo che porti il cognome Cohen non può sposare una donna divorziata. L'idea è che i Cohen (e i portatori di altri cognomi analoghi) appartengono alle antiche famiglie sacerdotali (ai rabbini la legge ebraica vieta il matrimonio con donne non vergini): in teoria, essi potrebbero un giorno venir chiamati ad officiare in un nuovo Tempio. Non è lecito rinunciare a questo privilegio neppure volendo: se si è un Cohen, si rimane sempre un Cohen. (Un giudice della Corte Suprema israeliana, un uomo di raffinata cultura a nome Hajim Cohen, è dovuto andare negli Stati Uniti per sposare una donna divorziata, e la validità del suo matrimonio rimane - dal punto di vista delle leggi ch'egli stesso è incaricato di far applicare - estremamente dubbia.) In Israele né autobus né treni marciano dal tramonto del ve¬