di Long Island o nelle vicinanze di Miami Beach.

In quale altro modo si potrebbe spiegare il fatto più stupefacente della vita pubblica israeliana? Dopo un conflitto arabo-sionista che dura da tre generazioni, e con la guerra tra Israele e Stati arabi che entra ormai nel suo ventesimo anno, nel governo di Tel Aviv non esiste un dipartimento che si occupi seriamente degli affari arabi. Abbiamo un ministero delle Poste e un ministero dei Trasporti, per non parlare del ministero del Turismo e di quello della Polizia, ma non abbiamo un ministero per gli Affari mediorientali. Questo settore è assegnato alle competenze del ministero degli Esteri, il cui compito fondamentale è la difesa di Israele - nell'arena internazionale - contro l'attacco politico degli Stati arabi, e che quindi è nella posizione meno adatta per prendere contatto con il mondo arabo e creare un'atmosfera di pace. Un programma di questo tipo esige metodi e atteggiamenti del tutto diversi. Tutti i rapporti tra Israele e i paesi arabi, tutte le iniziative politiche israeliane nei confronti del mondo arabo costituiscono la giurisdizione specifica del dipartimento per gli Affari mediorientali del ministero degli Esteri. Ma tale dipartimento impiega solo una trentina dei 900 funzionari del ministero (il totale dei dipendenti pubblici supera largamente i 50 000, esclusi poliziotti e insegnanti). Ma anche la cifra di trenta è fuorviante: se ne sottraiamo il personale che si occupa dei paesi mediorientali non-arabi (ad esempio l'Iran), e quello addetto a compiti puramente burocratici, non rimangono che tre o quattro funzionari per quello che è con tutta evidenza il principale problema d'Israele.

Il bilancio del governo d'Israele per l'anno amministrativo 1967-68 supera i cinque miliardi di sterline israeliane. Di questa cifra meno dello 0,05 per cento (meno del tre per cento della spesa del ministero degli Esteri) è dedicata agli affari mediorientali.

193