massacrati. Il contraccolpo di questa carneficina sulla popolazione araba della Palestina fu immenso, e accelerò la fuga dai villaggi in altre oarti del paese. Più tardi, io tentai di interrogare i soldati che avevano partecipato all'azione. Essi sostennero la non premeditazione del massacro, da loro attribuito al fatto che il loro comandante locale aveva perso la testa dopo aver avuto alcuni uomini uccisi dal fuoco dei fucilieri arabi. Ma i fatti di Deir Yassin non costituirono affatto un incidente isolato, anche se divennero un simbolo. Eccidi dello stesso tipo erano stati perpetrati da ambedue le parti in precedenza, e si ripeterono, in numero assai maggiore, in seguito. Dopo il massacro indiscriminato di ebrei compiuto dagli arabi all'inizio della guerra, la popolazione civile di ambedue i fronti era abituata ad attendersi lo sterminio nel caso di caduta nelle mani del nemico.

Nel corso di una conferenza scientifica tenuta nel 1957, il generale Yigal Allon, che aveva detenuto un comando operativo nella regione settentrionale durante questa fase, ebbe ad esprimersi, piuttosto diplomaticamente, come segue: « Quando preparammo i piani per la conquista della parte araba di Safed, non rientrava nelle nostre intenzioni impedire la fuga della popolazione araba ». Inoltre, il dipartimento storico dell'esercito israeliano ha pubblicato piani di battaglie che mostrano come durante la fase in questione le brigate combattenti avessero l'ordine di scacciare la popolazione araba da certe zone del paese, al fine di creare linee di difesa efficaci in vista dell'attesa invasione da parte degli eserciti arabi.

La terza fase ebbe inizio appunto con la suddetta invasione (15 maggio) e durò sino alla fine della guerra, nel 1949. Gli eserciti regolari di Egitto, Giordania, Siria, Iraq e Libano penetrarono nel territorio che aveva costituito la Palestina mandataria con l'esplicito obiettivo di liquidare lo Stato ebraico ap¬

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