Stato crociato si dissolvesse - affermano spesso -. Possiamo aspettare la scomparsa di Israele per altri duecento anni ».
Domandai, con tutta franchezza, al mio interlocutore: « Volete davvero arrestare la marcia del
nazionalismo arabo per duecento anni in attesa della nostra scomparsa? Finché noi rimaniamo nella Regione (senza che si trovi una soluzione al conflitto) voi non riuscirete a realizzare nessuna delle vostre vere aspirazioni. Il conflitto apre la Regione all'intervento straniero, sia di parte occidentale che sovietica, e fa di noi tutti delle pedine in un giuoco altrui. Nessuna unità araba può essere raggiunta finché un Israele ostile rimane a separare la parte meridionale da quella settentrionale del mondo arabo. E ora voi siete costretti a spendere in armamenti (che diverranno di anno in anno più costosi) il denaro di cui avete invece bisogno per l'opera di industrializzazione e di riforme necessaria a creare una società araba moderna e sviluppata.
« Inoltre - chiesi ancora - conoscete forse un solo caso, in epoca moderna, in cui uno Stato sovrano è stato distrutto dal boicottaggio politico od economico? Nonostante il boicottaggio, negli ultimi venti anni Israele ha ampliato in molte parti del mondo la rete delle sue relazioni politiche ed economiche ». Dopo qualche discussione, concordammo che nessuna soluzione di questo tipo è concretamente attuabile.
Il mantenimento dello status quo non può essere considerato una soluzione, neppure in teoria. Le cose non si aggiusteranno mai da sole, automaticamente. In una situazione come la nostra, con l'odio e la paura che crescono d'intensità di generazione in generazione, il tempo non è il grande guaritore. Questo atteggiamento è anzi pericoloso, se si tiene conto della probabile introduzione nella Regione, in un futuro non troppo lontano, delle armi nucleari. Tale