Uno dei libri più belli della Bibbia, l'Ecclesiaste, contiene una frase che mi ha sempre turbato: « C'è un tempo per uccidere e un tempo per risanare ».
È possibile che il Predicatore abbia davvero inteso dire che c'è un tempo per uccidere? che abbia inteso difendere, in date condizioni, l'uccidere?
Non lo credo. Io vedo il Predicatore come un uomo pieno di saggezza e di esperienza, che ha conosciuto tutte le follie umane. Egli sa che, essendo gli uomini quello che sono, vi sono momenti in cui la guerra non può essere evitata, e vuole intendere che dopo una tale guerra gli uomini debbono accingersi a costruire la pace, ad impegnarsi nella pace così come si sono impegnati nella guerra.
Nelle pagine che precedono ho espresso giudizi severi sia sui sionisti che sugli arabi, condannando la loro insensatezza e miopia. In teoria, essi avrebbero potuto agire diversamente, ed evitare incalcolabili sofferenze. Ma movimenti come questi sono figli della loro epoca, e quindi vittime delle sue illusioni e dei suoi limiti. Perciò in realtà né i sionisti né gli arabi avrebbero potuto davvero comportarsi diversamente da come hanno fatto. Comprendendo questo, noi che apparteniamo ad un tempo successivo dobbiamo avviare un ciclo nuovo.
È così che io intendo le parole dell'Ecclesiaste:
Tempo di nascere e tempo di morire,
Tempo di piantare e tempo di sradicare ciò che fu [piantato;
Tempo di uccidere e tempo di risanare,
Tempo di demolire e tempo d'edificare;
Tempo di piangere e tempo di ridere,
Tempo di far cordoglio e tempo di ballare;
Tempo di gettar pietre e tempo di raccoglierle,
Tempo di abbracciare e tempo di star lontano dagli [amplessi;
Tempo di guadagnare e tempo di scapitare,