Mirabeau osservò che in tutti i paesi del mondo lo Stato aveva un esercito, mentre in Prussia l'esercito aveva uno Stato. In Europa all'inizio di questo secolo il militarismo era già al bando, e veniva denunciato nella stessa Germania.

Niente di simile nel caso di Israele. Se le virtù militari occupano un posto importante al centro della nostra vita, il militarismo ci è sconosciuto. Il nostro esercito non ama le parate. I nostri combattenti migliori fanno mostra d'una sorta di trasandatezza nella loro tenuta militare. Non esistono decorazioni. Ufficiali e uomini di truppa fraternizzano, e la disciplina non ha nulla di formale.

Nel 1968, nel momento in cui la popolarità dell'esercito era al suo apogeo, il capo di Stato Maggiore propose di abolire la sfilata del Giorno dell'Indipendenza, vale a dire l'unica cerimonia militare della nostra vita nazionale.

Cento anni fa H. von Moltke così glorificava l'esercito:

La pace perpetua è un sogno. E neppure un bel sogno. La guerra è necessaria all'ordine universale voluto da Dio. Vi si esercitano le virtù più nobili dell'uomo: il coraggio, l'abnegazione, il senso del dovere, il sacrificio di sé. Senza la guerra il mondo sarebbe sopraffatto dal materialismo.

È impossibile immaginare una tale professione di fede sotto la penna d'un generale israeliano. Ciò che vi si avvicina di più sono ancora le seguenti parole di Dayan, pronunciate alla televisione britannica nell'agosto 1968. Gli avevano domandato:

« Qual è il suo atteggiamento nei confronti della guerra? ».

Dayan rispose: « È la cosa più esaltante che esista. È la più terribile esperienza che si possa fare,

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