Certo queste accuse non sono da prendere per oro colato senza un controllo. Ma era chiaro che l'intera popolazione le condivideva ed era convinta della loro fondatezza. Dayan era diventato il nemico, il tiranno. L'altro giorno, nel corso di una delle solite manifestazioni, terminata con le solite rappresaglie, hanno bruciato il suo ritratto.

La degenerazione del clima dell'occupazione è eccezionalmente pesante nella striscia di Gaza, dove la situazione economica, già cattiva all'arrivo degli israeliani, è stata deliberatamente aggravata per stimolare l'emigrazione dei suoi abitanti (in maggioranza profughi della guerra del 1948) verso la riva occidentale del Giordano. La cosa si spiega facilmente: tutti i ministri israeliani sono decisi ad annettere Gaza. Gli effetti di questa politica non hanno tardato a concretarsi: intensa attività di sabotaggio, repressione in grande stile e terrorismo strisciante. Quando la Giordania vietò agli abitanti di Gaza l'accesso ai suoi ponti l'emigrazione cessò. Le autorità israeliane intrapresero allora il miglioramento delle condizioni economiche della regione. Ma era troppo tardi.

Ciò che oggi sta avvenendo a Gaza ha forti probabilità di ripetersi domani a Nablus e dopodomani a Hebron, dove sinora, grazie all'intelligenza del sindaco, Al Jabari, la situazione si è mantenuta assai buona. L'epoca dell'occupazione liberale è finita. Prendono il sopravvento i metodi classici di tutte le occupazioni. Di fronte a questa situazione Moshe Dayan, che ha rinunciato a posare a liberale, reclama ora la creazione di nuove colonie israeliane su tutti i territori occupati, l'integrazione di tali territori nella economia israeliana e, infine, l'estensione ad essi della legge israeliana. In una parola, l'annessione pura e semplice.

Ma tutto ciò non è nulla a petto della comparsa

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